Canto Terceiro

 

 

Naquela noite olhando a luaela na distância como Você me retornava

o teu olhar, refletindo como espelho

o sonho,  viajando em unidades astronômicas

 

E foi por pouco tempo , um instante durou aquele

breve momento, brilho de olhares a fazer sorrir

nosso pequeno satélite: solitária e ainda assim

tão povoada na Janela do Céu,

onde todos a freqüentam e olham,

como olham Você e Eu

 

Depois a pressa, ias demais envolvido

na tua tarefa, teu convívio a te chamar

quase enlouquecido com os ponteiros a girar

já é hora, a luta da vida: prendendo como âncoras

tua vontade de zarpar: vai e corre,

então num repente lembra:

que faço agora se Ela aqui não está,

Perturba-te até pensar:

a noite vai passar e um novo dia vai vencer

 

Eu procuro a lua e vejo que já não reflete

teu olhar: nuvens densas cobrem tua visão e

nada poderá afastar esse mau presságio:

interrompendo o elo,  com a força da inveja

furiosa, aquela dos abandonados:

os que amam sejam condenados

ao silêncio, pois que há pouco Amor

no mundo: os acorrentados do desejo,

sem ternura, sem alento e já sem Fé

 

O Amor cobre a pálida tentativa

de afastar o que é Perfeito e sempre Será:

Desfalecem  as sombras que já comemoravam:

sua vitória dura pouco: exército de Anjos ,

vem nos coroar com a Luz e as Cores,

e brindam conosco o Poder e a Força da Vida

 

17 abril 2005

 

 

 

 

 

Canção

Não sei, e não me digas, Tu não sabes.
Ninguém sabe essas coisas.
Aproximando os meus sentidos todos
da tua pele em Luz, desapareces,
te fundes como o ácido.
Aroma de uma fruta
e o calor de um caminho,
o cheiro do mato,
a madressilva de uma tarde pura,
os nomes de uma terra poeirenta
o perfume infinito: tua pátria,
magnólia e matagal, sangue e farinha.
Galope de cavalos;
a lua poeirenta de uma aldeia,
o pão recém-nascido: tudo
de tua pele volta à minha boca,
volta ao meu coração,
volta ao meu corpo,
e volto a ser contigo
a terra que tu és.
sempre és em mim profunda primavera:
volto a saber em Ti como germino.
O vento ou o cavalo
desviando-se puderam
fazer com que eu cruzasse a tua infância,
o mesmo céu tu viste cada dia,
o mesmo barro de soturno inverno
Só alguns quilômetros de noite,
as distâncias molhadas
da aurora camponesa,
um punhado de terra nos separa,
os muros transparentes
que cruzamos, para que a vida,
depois, pusesse todos
os mares e a terra
entre nós dois, e nos aproximássemos
a despeito do espaço,
passo a passo buscando-nos,
de um oceano a outro,
até que vi que o céu se incendiava
e voava na Luz teu semblante,
e chegaste a meu beijo com o fogo
de um desacorrentado meteoro.

09/04/2005 01:52

Un Pò di Història

 

 
 

 Theater at Capua, view of the floor 

 

              

                                    SUBSTRUTURE OF THE THEATER AT CAPUA

Le origini e il periodo romano STEMMA DI CAPUA

Capua fu fondata dagli Etruschi nell’800 a.C; sorta poco distante dal fiume Volturno, che serviva da collegamento con il mare e vicina alle colonie greche del mezzogiorno, potette commerciare facilmente i suoi prodotti e conseguentemente svilupparsi economicamente e politicamente. Nel 524 a.C. cominciò l’antagonismo con Cuma, sua confinante, che culminò nel 429a.C.con  alleanza. Durante la guerra latina i Sanniti avevano rispettato il trattato di alleanza ed in virtù di ciò ebbero da Roma il viatico per occupare il territorio dei Sedicini (Teano). Campani, temendo l’espandersi dei Sanniti, intervennero in soccorso dei Sedicini.I Sanniti rivolsero allora le armi contro Capua e questa invocò, in forza del trattato, l’intervento di Roma; che intervenne in aiuto dei Campani preoccupata dall’espansionismo dei Sanniti. I rapporti tra Capua e Roma furono da quell’epoca sempre più cordiali; fu estesa ai Campani la cittadinanza romana mentre Capua mantenne il suo governo oligarchico con a capo il Medixtuticus (sommo magistrato ), che durava in carica un anno e governava con 70 senatori. Entrata nell’orbita della politica di Roma, Capua prosperò sempre di più ed in diverse occasioni i Campani sostennero militarmente l’esercito romano. Il buon rapporto con Roma si interrompe nel l’estate del 216 a.C. dopo la sconfitta delle armi romane a Canne (giugno 216 a.C.) durante la seconda guerra punica.Le conseguenze della sconfitta furono gravi, quasi tutti i popoli dell’Italia meridionale, perduta la fiducia nella protezione di Roma, parteggiarono per il vincitore.Così Capua, ambiziosa ed emula di Roma, strinse con Annibale un patto di alleanza e questi si impegnò a difenderla contro Roma.Nell’estate del 216 a.C. Annibale pose a Capua il suo campo a nord della città sulle pendici del monte Tifata. Annibale rimase a Capua due stagioni ed un inverno in attesa di rinforzi provenienti dalla Spagna e da Cartagine.Sono questi i famosi ozi di Capua.Nel 211 a.C. Roma, con tre eserciti comandati da Fulvio Flacco, Appio Claudio e Claudio Nerone cinse di assedio Capua. Ritornato a Capua Annibale cercò di spezzare l’assedio ma non vi riuscì; allora si spinse fino a Roma, tentando di richiamare con tale minaccia l’esercito romano impegnato nell’assedio, ma non avendo mezzi sufficienti per proseguire l’azione militare abbandonò Capua al suo destino e si ritirò nella penisola Salentina. Dopo lungo assedio Capua fu conquistata dai Romani ed il comandante Fulvio Flacco la saccheggiò brutalmente. Capua perdette la sua indipendenza fu abolito il governo oligarchico, il Senato, il Municipio ed il governo venne affidato ai pretori militari: il primo fu lo stesso Fulvio Flacco. Ai pretori militari seguirono quelli togati inviati da Roma di anno in anno.Fini all’86 a.C. Capua non servì altro che a sostenere con i prodotti del suo territorio gli eserciti romani che operavano simultaneamente in Africa, in Oriente e in Europa. Nell’86 a.C. cominciò per Capua una nuova fase di vita infatti Marco Bruto fece votare la legge che permetteva ad una colonia formata da soli cittadini romani di insediarsi a Capua. Fu così che Capua cominciò a governarsi coi Duumviri, eletti tra gli stessi coloni. Nell’82 e 81 a.C., divenuto Silla autocrate di Roma, fece abolire la colonia di Marco Bruto e fece insediare invece una sua colonia che disse "Felix", dall’appellativo aggiunto al suo nome, colonia che ebbe lunga e prospera esistenza.Al 73 a.C. risale la ribellione dello schiavo Spartaco, "un Trace della tribù dei Maiadi, dotato non solo di forza fisica e grande coraggio ma anche di notevole intelligenza.Egli, con altri settantaquattro gladiatori della scuola diretta da Lelio Barbato a Capua dove erano tenuti rinchiusi, si ribellò e cominciò a saccheggiare borghi e taglieggiare le popolazioni circostanti, mentre le sue fila si ingrossavano di schiavi, mandriani e di delinquenti comuni al punto tale che fu necessario invocare l’intervento di Roma.Così il console Clodio Glabrio fu mandato a reprimere la rivolta forte di un seguito di tremila uomini.I ribelli incalzati dai soldati ripararono in Lucania dove l’esercito di Crasso li decimò;seimila superstiti vennero crocifissi ai lati della via Appia. Nel 63 a.C. Pubblio Rullo tentò di far passare una legge per insediare in Capua una nuova colonia,ma il tentativo fu contrastato da Cicerone. A nulla valse però la resistenza dello stesso Cicerone allorché nel 59 a.C., consoli C.G.Cesare e M.Calpurnio fu insediata a Capua la colonia, che da Cesare prese il nome di Iulia e si chiamò "Giulia-Felice", rimanendo così i nomi dei fondatori delle due colonie.Con questa colonia, Capua riacquistava la sua autonomia, cessava di essere Pretura e ritornava municipio,coi duumviri, i questori, gli Edili e un erario proprio. Con Ottaviano nel 42-41 a.C. cominciano in Capua le colonie militari, dandosi il territorio in premio ai legionari.L’autonomia e l’importanza di Capua, cominciata con la colonia Giulia, crebbe con quelle militari. I suoi duumviri furono congiunti di Cesare, il suo avvocato fu Cicerone, al quale Capua, riconoscente per averla difesa contro Catilina, elevò come Roma, una statua dorata con la scritta "Pater Urbis". Nel 42 d.C. è di passaggio per Capua l’apostolo Pietro, reduce da Antiochia.Egli consacra vescovo di Capua Prisco, discepolo di Cristo, che nella sua casa aveva ospitato il Maestro e i suoi discepoli per l’ultima cena. E quando nel 313, con l’editto di Milano, Costantino proclama la religione cattolica quella ufficiale dell’Impero,in Capua si terrà nel 389 d.C. o secondo altri nel 392 d.C., il grande concilio Plenario tra i vescovi di Occidente presieduto da Ambrogio vescovo di Milano.                                                                                                                                                     

 

  Passageway beneath the theater at Capua

Tudo se repete

Cápua 800 A.C
 
 

LE PAQUEBOT PROVENCE.

 

Aqui estava eu, pequenina neste imenso navio francês.

 

Arrancaram-me dos braços do meu avô materno e a nonna chorava….

Eu pensava: vou  passear e conto tudo para os nonnos logo que voltar. Assim deixei para trás a Itália.

 

Paramos em Barcelona, Argélia, Rio de Janeiro. Vi pela primeira vez gente negra e sorridente: roupas coloridas, colares, saias rodadas,. Tão diferentes. Será que eram atores?

E  finalmente chegamos a Santos.

 

Lá um homem se destacava entre a multidão que esperava o navio aportar.

Acenava com um lenço branco. Eu respondi balançando minha bolsinha feita de renda.

Ah! sim, o vestido era bordado combinando com a bolsa e o chapéu.

 

Desajeitada nos meus 2 anos, reconheci papai. Não o via há mais de um ano.

Acenei freneticamente. O coração aos pulos.

 

A bolsinha cai ao mar… e lá ficou. Então, anos se passaram, e um dia me lembrei que o passeio havia demorado 17 dias e não voltei para contar para os nonnos…

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Verona – Romeu and Juliet
 
 
 
Tudo se repete.
Amor assim…
 

Te esquecendo

Por ti junto aos jardins cheios de flores novas
me doem os perfumes da primavera.

Esqueci o teu rosto, não me lembro de tuas mãos,
como beijavam os teus lábios?

Por ti amo as brancas estátuas adormecidas nos parques,
as brancas estátuas que não têm voz nem olhar.

Esqueci tua voz, tua voz alegre, me esqueci dos teus olhos.
Como uma flor a seu perfume, estou atada à tua lembrança
imprecisa. Estou perto da dor como uma ferida,
se me tocas me farás um dano irremediável.

Não me lembro mais do teu amor e no entanto te adivinho
atrás de todas as janelas.

Por ti me doem os pesados perfumes do estio:
por ti volto a espreitar os signos que precipitam os desejos,
as estrelas em fuga, os objetos que caem.

 

 

 

Canto Quarto

 
Ninguém mais do que eu
quisera ficar
sobre o pano  em que tuas pálpebras
querem fechar o mundo pra mim.
Ali também queria
deixar dormir meu corpo
rodeando tua doçura.
 
Levanta-te, porém,
Tu, Te levanta,
mas te levanta comigo
e saiamos reunidos
a lutar junto sobre cada hora,
se cada dia sentes,
contra as teias engendradas,
contra o sistema que reparte a  fome,
a despeito da moeda que querem em troca.
vamos fazer o pagamento
só que com outro coração.
 
Vamos,
e Eu, tua estrela,  junto a Ti,
recém-nascida do teu próprio barro,
já entrarás o manancial que ocultas
e no meio do fogo estarás
junto a mim,
com teus olhos vendo longe
alçando todas as terras
 
E minha voz se ouve e de todos
os que não calaram,
dos que não cantaram
e canto hoje com esta boca,
a beijar a Ti ,
porque vencida comigo
que não Sou
que não existo,
sem Você
 
 
 

 

 

Un Emozione per Sempre

http://fukashigimusic.web.infoseek.co.jp/Eros_Ramazzotti-Unemozione_Per_Sempre.mp3

Carta sem Destino

 

Amor , feito sêlo, feito selvagem, não tivemos
que recobrar o tempo
e para trás andar pela distância
de nossas vidas, beijo a beijo,
tirando de um lugar o que nós demos
sem alegria, descobrindo em outro
o caminho secreto
que teus pés foram trazendo para os meus
e assim, sob minha boca,
tornas a ver a planta insatisfeita
de tua vida alongando as raízes
até meu coração que te esperava.
E uma a uma, as noites
entre nossas cidades separadas
se acrescentam à noite que nos une.
A luz de cada dia,
sua chama ou repouso
nos entregam, tirando-nos do tempo,
E assim se desenterra
na luz, na escuridão, nosso tesouro,
e assim beijam a vida nossos beijos:
o amor inteiro em nosso amor se encerra:
toda a sede termina em nosso abraço.
Aqui estamos enfim fronte com fronte,
nos encontramos,
não perdemos nada.

Lábio a lábio nós nos percorremos,
trocamos mil vezes
entre nós dois a morte e a vida,
tudo o que trazíamos
como medalhas mortas
jogamos ao fundo mar,
tudo o que aprendemos
não nos serviu de nada:
começamos de novo,
terminamos de novo
morte e vida.

E aqui sobrevivemos,
puros, com a pureza que nós dois criamos,
mais vastos do que a terra que não pôde nos extraviar,
eternos como o fogo que arderá
enquanto dure a vida.

11 de abril de 2005

Resgatar

Pode alguém te deixar pendurada no pincel (seja em que parede for),
e a gente ter de bancar a grande dama, ser elegante,
mas mesmo assim a dor está nas olheiras ou na voz.

A essa altura o ego rasteja embaixo do tapete.

Mas também pode, depois de um dia de ausência,

te reencontrar, andar e vir na direção um do outro,
no passo que enternece até um camicase de pedra,
e um sorriso que desmancha todos os males acima descritos.

E afinal os primeiros sabiás bêbados

inauguram a manhã quando ainda está escuro,
e aquela chama — que não tem nome mas sustenta o mundo —  arde em nós,
e o nosso ego sai voando outra vez por cima de todos os telhados da Terra.
31 de março de 2005

T.

La

DIVINA COMMEDIA
 
CANTICA PRIMA
 
——————–
 
INFERNO
 
   Nel mezzo del cammin di nostra vita
   mi ritrovai per una selva oscura
   chè la diritta via era smarrita.
   Ah quanto a dir qual era è cosa dura
   esta selva selvaggia e aspra e forte
 
DANTE ALIGHIERI
 
LA
 
DIVINA COMMEDIA
 
TESTO CRITICO DELLA SOCIETÀ DANTESCA ITALIANA
 

PROEMIO GENERALE. Nella selva oscura – Uscita dalla Selva.

– Il dilettoso monte e le tre Fiere – VIRGILIO, La guida sicura. – Principio del Gran Viaggio.

http://www.societadantealighieri.it

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